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Pensiero inverso, una tecnica per affrontare i problemi escludendo gli aspetti peggiorativi.

Ci è stato insegnato che i problemi non devono essere aggirati ma affrontati. Per questo non appena ne troviamo uno tendiamo ad affrontarlo in maniera diretta senza cercare scappatoie.

Definiamo un obiettivo importante, programmiamo i passaggi da seguire per raggiungere tale obiettivo ed eseguiamo tali passaggi con una logica ed un ordine sequenziale.

A volte la soluzione al problema può sembrare ambigua, in questo caso usare il pensiero inverso può costituire un’ottima scappatoia.

Come dovremmo porci davanti al problema per conseguire un risultato positivo?

Chiedendosi:

come potrei ottenere un risultato terribile?

Lasciamo che questa domanda guidi il nostro processo decisionale.

Il pensiero inverso, come il pensiero laterale, aiuta a vedere i problemi anche da prospettive diverse; incoraggia lo sviluppo di nuove idee e stimola l’innovazione.

Pensiero inverso: le tecniche

I filosofi stoici farebbero uso della premeditazione dei mali. Immaginerebbero i loro scenari peggiori e più apocalittici, superando la paura di quei risultati e creando semplici strategie per soluzioni preventive.

Matematici, filosofi antichi, pensatori di diversi campi scientifici, innovatori e persino miliardari hanno adottato questo approccio per raggiungere i propri obiettivi e risolvere problemi difficili.

Kurt Lewin, psicologo americano di origini tedesche, negli anni ’30 ha elaborato una delle basi teoriche di questo tipo di pensiero nota come “analisi del campo di forza“.

Tale teoria, su cui fonda il pensiero inverso, riconosce che in ogni situazione nella quale si desidera un cambiamento, il successo di quel cambiamento richiede un’applicazione inversa.

PENSIERO INVERSO: PROCESSO

  1. Identifica il problema.
  2. Definisci il tuo obiettivo.
  3. Identifica le forze che supportano il cambiamento verso il tuo obiettivo.
  4. Identifica le forze che impediscono il cambiamento verso l’obiettivo.
  5. Definisci una strategia per la soluzione.

La maggior parte delle persone, normalmente, si ferma al passaggio 3.

Una volta individuato l’obiettivo si concentrano sulle azioni utili per mettere in atto la risoluzione.

Può trattarsi di una nuova campagna, un nuovo test su una landing page, una correzione nella messaggistica.

Ma Lewin ha teorizzato che uno strumento altrettanto potente può essere costituito dalla rimozione degli ostacoli al cambiamento. Tale inversione avviene tra i passaggi 3 e 4. Qualunque sia l’angolazione da cui scegliere di affrontare il problema, dobbiamo seguirla tenendo conto della prospettiva inversa.

Pensa in questo modo

Cosa posso fare per risolvere il problema?

Cosa posso fare per peggiorarlo?

Sicuramente è un modo fantastico per contrastare l’attrazione gravitazionale del bias di conferma, uno dei peccati mortali del marketing secondo me.

Cerchiamo di comprendere quale tipo di messaggio impedirebbe a un potenziale cliente di fare clic su una risorsa. Una volta capito ciò prendiamo la buona abitudine di evitare quella azione o quei comportamenti ostacolativi.

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