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imagesGiovedì scorso il web è impazzito per un video postato su BuzzFeed, che in pochissimi giorni ha già superato il milione di visualizzazioni che potete vedere direttamente da qui.

Un video simpatico dal titolo “Le cose che tutti fanno, ma che nessuno dice di fare“. Già dal titolo si percepisce un velo di ironia, ma la cosa veramente stupefacente è che il suo protagonista è nientemeno che il presidente Obama.

Obama, che già si è mostrato un grande comunicatore sui mezzi social, con questa piccola storiella intende  sensibilizzare, in maniera simpatica, i suoi concittadini in merito alle riforme e ai cambiamenti che sta attuando in ambito sanitario.

Lo vediamo alle prese con esercizi allo specchio o con un bastone per selfie cercando di trovare l’angolo giusto, così da poter scattare foto di se stesso in più pose .

Oppure si prodiga in pose, degne del più famoso agente segreto britannico, con tanto di occhiali scuri modello “aviator” facendo la pistola con il dito.

indexSicuramente il suo colpo più forte è quando cerca di tuffare il biscotto nel latte, ma essendo questo più grande dell’apertura del bicchiere esclama:

Thanks  Obama!

index3Una tipica esclamazione yankee in uso tra gli americani quando qualcosa non va nel verso desiderato.

Il video ha subito diviso l’opinione pubblica.

Dalla Casa Bianca dicono che lo scopo è quello di raggiungere una lead generation meno incline a seguire i messaggi dei media tradizionali.

I critici invece gridano all’orrore, additano il video come umiliante per la più alta carica della nazione e forse del mondo.

Per un momento lasciamo da parte il politico Obama e consideriamo, invece, il brand Obama.

Stante la parte più integralista della comunicazione dovrebbe sembrare distaccato e irraggiungibile dalla platea, dovrebbe trovarsi in una sorta di Olimpo dove è desiderato ma inavvicinbaile.

La parte  social generation lo vuole genuino e “reale”, più umano e non umanizzato.

Il brand oggi deve allo stesso modo cercare una sua identità umana, deve scendere dal suo Olimpo e mischiarsi tra i suoi follower per comunicare nel loro stesso linguaggio. In poche parole deve essere “umile” per essere un punto di riferimento, deve spogliarsi della presunta di superiorità calandosi dentro la tribù dei suoi follower acquisendone la quotidinaità e il modo di pensare. I follower potranno percepire così il brand come uno di loro.

index1Il follower, che è sempre più un eclettico, fatica a instaurare rapporti duraturi se non coglie del rispetto. Umiltà e autoironia hanno un effetto equalizzatore in grado di far percepire valori umani del brand, proprio come in un rapporto tra pari.

Quando si arriva a promuovere il brand le storie devono essere vere, genuine, nello stesso linguaggio del target di riferimento. La storia, quale mezzo di trasmissione di valori del brand, deve mettere gli spettatori a proprio agio.

Obama avrebbe potuto farsi fotografare accanto ad un arsenale militare per mostrare la sua leadership, ma sarebbe stato distaccato, anacronistico e come tale la tribù non lo avrebbe sentito come uno del gruppo.

Con il messaggio semplice e ironico è invece riuscito a creare una esperienza e a generare emozione, per questo ha avuto successo.

Oggi la social generation, davanti ad una smisurata vastità di offerta, sceglie il brand sulla base delle esperienze che sa generare e delle emozioni in grado di trasmettere.

Pertanto dalla lezione di Obama impariamo alcune cose per avere successo: umiltà e umanità per mantenere viva la leadership percepita, e soprattutto mai e poi mai smettere di parlare attraverso le storie.

by Federico Bigagli

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